
Un giorno, parlando col professore di storia dell'arte moderna, espressi il desiderio di procedere all'elaborazione della tesi facente riferimento al ruolo della chiesa cattolica apostolica romana per la commissione e la determinazione delle linee stilistiche e tematiche principali per quanto riguarda le opere d'arte, e suddetto insegnante mi avviò felicemente in tale proposito concedendomi il suo beneplacito per la consultazione dell'altrimenti inaccessibile archivio vaticano.
Armato di buone intenzioni e 10 panini per il viaggio di 4 ore da Bari a Roma (ebbene sì, il mio sostentamento richiede quantitativi forse eccessivi di sostanze alimentari per una persona dalla struttura corporea esile come la mia), giunsi finalmente all'agognata meta, e solo allora mi resi conto di non sapere assolutamente dove fosse l'archivio. Per fortuna il provveduto professore si ricordò in tempo di darmi un suo contatto di Roma, che avrebbe dovuto condurmi, in virgiliana maniera, tra le tortuose strade del mio ardimentoso cammino nell'inferno della tesi e, soprattutto, delle strutture ecclesiastiche; tale personaggio credo dovesse essere un importante personalità di Chiesa, un sagrestano. Il giorno successivo, riposato e profumato, mi misi in contatto col contatto, affinchè potesse illuninarmi sulla via migliore per giungere lì dove dovevo giungere, e con mio sommo stupore e rabbia crescente, lo sentì dire:" Il Signore ti guiderà nella strada...". Riacquistata la calma, lo ricondussi a ragione spiegandoli che molto probabilmente questo signore aveva faccende più importanti di cui occuparsi, e lo convinsi a raggiungermi all'albergo ove alloggiavo per poi guidarmi.
Dopo una mezzoretta di cammino tra le meraviglie dell'Urbe, finalmente arrivai all'archivio, in territorio straniero. L'imponente scalinata che conduceva alla libreria credo fosse costruita con lo scopo di suscitare timore reverenziale nel viandante, e tale fu l'effetto che provocò la sua vista, ma la forza di volontà questa volta non cedette ed entrai attraverso quel maestoso portone in legno.
Una sala immensa mi apparve d'avanti con un numero considerevole di tavoli e sedie disposti in ordine e sulla base di non so quali superiori calcoli matematico-geometrici, mentre su entrambe le pareti campeggiavano enormi librerie colme di volumi, intervallate da ampie e alte vetrate decorate con scene bibliche. Ogni libreria conteneva volumi ordinati a seconda l'argomento, dalla A alla Z: io avrei dovuto arrivare alla S (per Storia dell'arte) e all V (per Vaticano, non vendetta).
Mentre procedevo per raggiungere la sezione che m'interessava mi chiesi scherzosamente se ci fosse stata la zona Segreti del Vaticano che i laici non dovrebbero mai, mai, MAIIII scoprire e, arrivato alla S, poco prima di giungere a Storia, fui attirato da una scritta un po' cancellata ma ancora leggibile: Segreti del Vaticano che i laici non dovrebbero mai, mai, MAIIII scoprire.
Mi guardai intorno con fare sospetto e prendendo i primi volumi presenti, mi accomodai al tavolo antistante e iniziai a leggere.
Scoprii che diversi pontefici organizzavano orge/lotte tra prostitute romane, anziani e cani randagi, cui sovente partecipavano gli stessi alti prelati; che molti papi avevano figlie illegittime che divenivano loro amanti e poi vennero le notizie più agghiaccianti.
Il vero nome di Pietro era San Pietro Lenin, avo dell'altrettanto famoso Nikolaj (ecco il vero motivo della nascita di S. Pietroburgo) e il suo scopo era quello di realizzare, con la copertura di un nuovo tipo di società, la Chiesa, che avrebbe dovuto inserirsi perfettamente e senza traumi nei meccanismi di quella vigente, una rivoluzione totale col fine ultimo di raggiungere l'anarchia civile, e, conseguentemente, di sfruttare la situazione di confusione per conquistare il mondo e porsi come capo assoluto. Il modo migliore era quello di affidare il compito di fomentare le genti ad un personaggio populista e dall'aspetto un po sessantottino e trasandato, un certo Gesù Cristo, a capo di una pericolosa organizzazione, la banda dei 12, con la quale girava per le città gabbando la gente con miracoli e con una capacità oratoria impressionante e coinvolgente, che si definiva "divina". Conquistato alla causa di Lenin, iniziò a parlare di un mondo migliore, che premia i deboli, gli indifesi e i lavoratori, e non chi fa soprusi e furti.
Ancora venni a sapere che fu quella parte della Chiesa conservatrice e "di destra" (una fazione che si era separata dalla componente centrale per sfruttare la grande popolarità di cui ormai l'istituzione godeva per estendere un proprio capillare controllo su tutta la società, senza però rovesciarla) a decidere per la morte di Cristo. Una diatriba interna tra clan, insomma.
Colpito dalla notizia e senza pensarci 2 volte, mi prodigai per diffondere la notizia a quante più persone, ma in quell'istante sentì sbattere violentemente il portone d'ingresso e alzando gli occhi, vidi una schiera di uomini incappucciati vestiti di bianco procedere verso di me. Un brivido mi attraversò la schiena. Non sapevo cosa fare. Non riuscivo a pensare a nessuna soluzione, e intanto questi uomini misterionsi si avvicinavano. Quello che presumo fosse il capo si staccò dagli altri e mi si piazzo di fronte. Era alto e robusto. Sul cappuccio aveva ricamato in oro una croce latina:
"Chi sei e cosa stai facendo?!"
"Io...io...sono il papa"
"Non fare lo spiritoso, non sei nelle condizioni" si tolse il cappuccio e due occhi grigi mi osservarono a lungo e profondamente. Una sensazione di angoscia improvvisamente mi assalì. Non riuscivo a respirare. Un nodo alla gola mi impediva di farlo.
"Prendetelo!" ordino ai suoi scagnozzi, poi rivolgendosi a me "credo proprio che rimarrai nostro sgradito ospite per molto tempo". Poi una risata tetra attraversò la stanza.
"Dove stiamo andando, amici cari?"
"Ti portiamo dal sommo padre, e non chiamarci amici!"
"uu...che bello, spero ci sia qualcosa da mangiare; ho proprio fame"
Passando per il colonnato del Bernini che accoglie la stupenda piazza della basilica di S. Pietro, sentì della musica provenire dal centro di detta piazza: erano i P.O.D. con il loro rock cristiano, che intrattenevano una folla di boy scout e suore e frati scatenati
"bah, rock cristiano, che inventeranno adesso, i medici dei denti?"
Finalmente mi portano dal papa, il sommo padre.
"ehilà, caca-Cazzingher! Come butta, bello!"
"non le confiene skerzare, sa?"
"si, me l'ha detto poc'anzi il suo scugnizzo. Beh? non c'è niente da mangiare? Io ho fame!"
"non si rifolga a ma con cvesto tono!"
"e daai, un po' di carità cristiana, lei dovrebbe averne in abbondanza, o no?"
"Nein!"
"Si vede proprio che è stato molto vicino all'esercito nazista, ma non si vergogna nemmeno un po'? Va beh, che dice Dio? Ci sono novità? Lei dovrebbe saperlo no, non è il suo interprete?"
"Ich bin il suo vicario terreno"
"ma vaa, non lo sapevo, e si guadagna bene?"
"finiscila!"
"ma gradirei del cibo, che ne dici di 2 strozzapreti?"
"il tuo Dio dev'essere proprio simpatico, dice le barzellette? Posso parlarci tramite te? In fin dei conti sei il pupazzo di Dio-ventriloquo"
"Noo, sono il vicario terreno!"
"madòò, come sei permaloso, va bene, non lo faccio più, senti, mi porti a fare un giro nella papa-mobile? Dev'essere proprio bella, c'ha il frigo-bar incorporato?"
"ok, portatelo via, e schiaffatelo nelle segreten più segreten!"E mentre mesto mi conducevano nelle prigioni papali (la Chiesa con le prigioni, alla faccia del messaggio di fratellanza e pace!), sentì un boato assordante provenire dai piani superiori.
Era successo, in pratica, che il professore a cui stavo inviando le notizie top secret, preoccupato per l'interruzione brusca dello scambio delle stesse, avesse messo all'erta le autorità, e dopo varie ricerche, non so come, lo Stato era riuscito a sapere che le autorità della Chiesa avevano rapito la mia persona, e di conseguenza intimò il Vaticano di lasciare libero un cittadino italiano: cioè era scoppiato un caso diplomatico. Al rifiuto del papa di esaudire le richieste, l'esercito italiano non esitò ad assediare il piccolo Stato pontificio e, subito, iniziò il bombardamento, per la mia infelicità.
Dopo circa 4 ore di assedi e bombardamenti costanti, cui le guardie svizzere coi loro risibili picchetti non potevano rispondere, il papa incazzato come una bestia scese nelle segrete:
"Liberate quel rompicolioni!!"
"Santo padre, le sembra un linguaggio che si addice ad una persona graziosa e filo-nazista come lei?"
"ya!!"
"In ogni modo, la ringrazio molto per l'ospitalità, caro Mazzingher, a mai più rivederla"
E mentre io uscivo vittorioso da San Pietro e mi avviavo solitario e pensieroso verso la stazione per tornare a casa, i P.O.D. vennero arrestati per aver detto "puzzolenti" in un loro pezzo, riferendosi ai piedi del Battista che camminava scalzo per giorni nel deserto.
Rientrato, decisi che sarebbe stato saggio non rivelare quei segreti, e caddi in un lungo sonno ristoratore.
Il giorno seguente fui prelevato a forza da casa e condotto in una nota trasmissione televisiva per parlare dell'accaduto. Bombardato dalle domande, per lo più idiote, del conduttore, dopo 30 minuti circa mi alzo in piedi urlante, e imbracciato il fucile mitragliatore lanciatomi da Jabbervock infiltratosi nel pubblico, iniziai a sparare su tutto e tutti, coadiuvato dallo stesso J. che non celava i suoi intenti anarcoidi cantando "London bridge is fallin' down" mentre sparava, e mentre dai corridoi echeggiava la risata inconfondibile, seguita da numerosi spari, di Killian.
Entreremo nei libri di storia, cazzo!